Il territorio maranese mostra tracce antropologiche risalenti all'età neolitica, il che ci dice come questo territorio sia stato abitato già da tempi molto lontani: difatti sono stati ritrovati insediamenti databili all'incirca 8.000 anni fa (lungo la direttrice Marano-San Rocco). Del periodo Osco-Sannita troviamo tracce soprattutto nella zona di Masseria Spinosa, Vallesana e Monteleone; tuttavia la maggior parte di esse sono state distrutte nel tempo, lasciando visibili oggi solo tre strade ancora percorribili, ovvero Cupa dei Cani, Pendine e Cupa Orlando.
Col periodo romano abbiamo una una vera è propria fioritura dell'area divenuta crocevia di attività economiche, ludiche e religiose, in quanto situata lungo la Consularis Campanache collegava Pozzuoli (importante porto commerciale nel periodo imperiale) ad Atella (a sua volta collegata a Roma con la via Appia). Del periodo romano testimonianze evidenti sono il Mausoleo del Ciaurro (la più importante opera architettonica di tipo funerario in Campania) e cinque statue conservate al Museo Archeologico Nazionale di Napoli raffiguranti un liberto di nome Dama, la moglie Terzia (entrambi appartenuti all'imperatore Tiberio), Ercole e due fauni.
Dopo i Romani si avvicendarono Bizantini, Normanni, Svevi e Angioini. In questi secoli sorsero i nuclei originari della città: un villaggio denominato Balisano (o Vallesana), un altro che era il vero è proprio casale di Marano (e quindi identificabile nel centro storico) e il casale di Turris Marano (o Marano delle Torri) nei pressi di Monteleone. Proprio nella zona di Monteleone l'imperatore Federico II fece edificare un castello adibito a residenza di caccia che, tuttavia, alla sua morte fu incendiato a causa di una sollevazione popolare; fu fatto ricostruire dal re Carlo I D'Angiò nel 1275, il quale costrinse sessanta famiglie a risiedere nelle vicinanze dello stesso, fondando di fatto la frazione denominata San Rocco.[5]
Con la venuta a Napoli degli Spagnoli, Marano si trasformò in un cantiere cambiando il proprio volto. Nel 1630, oltre a comprendere il suo storico territorio, la città inglobava Quarto e il territorio dell'attuale Monterusciello. Inoltre sino a questa data Marano faceva parte dei casali demaniali di Napoli[6]; tuttavia gli organi di governo, a causa delle difficoltà finanziarie dello Stato, decisero di alienare il casale, insieme ad altri, per ingrossare le casse. Il casale fu dunque venduto ad Antonio Manriquez, marchese di Cirella, al quale successe il figlio Diego nel 1631. A Diego successe la sorella Caterina[7] (nel 1637) e alla sua morte, nel 1690, ad Eufrasia Serbellone (figlia di Caterina Manriquez). Dal 1704 Marano passerà ai nobiliCaracciolo[8][9].
Nel 1806 a seguito della riforma amministrativa operata sotto il regno napoletano di Giuseppe Bonaparte, il feudo fu abolito per far spazio alla nascente amministrazione comunale maranese. In seguito Marano seguirà le sorti dapprima del Regno delle Due Sicilie e poi dell'Italia.
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